IL FILO DI ARIA
La Fontana di Trevi, disegnata
sulla parete frontale era la prima meraviglia che incontravano gli occhi di chi
entrava nella biblioteca “Roma”. I
tavoli per sedersi però erano rivolti alle spalle di questa visione. Cosi tutti mentre leggevano potevano guardare
scafali di libri ordinati con estrema cura oppure la natura, la quale respirava
fuori nel giardino senza impressionarsi ogni volta dall’immagine della stupenda visione. Il
silenzio cercava di regnare come un sovrano assoluto ma spesso veniva attaccato
da voci e rumori di altro genere . Il tempo sembrava spogliato dalle varie
misure che l’umanità ha voluto attribuirli facendosi patrimonio di un intero
mondo di libri.
Quel giorno le
temperature si erano abbassate in modo notevole. Il mese di novembre anticipava
l’inverno. Ero uscito di casa vestito molto leggero con una camicia blu , un
paio di jeans e un cappotto nero. Portavo a spasso i cani del mio migliore
amico, il quale aveva fratturato la gamba. L’ istinto mi aveva portato
in quella biblioteca centrale dove spesso trovavo rifugio. Lasciai i cani a
giocare nel giardino e mi recai dentro cercando di trovare il famoso“ filo di Ariana”. Era successo quattro mesi fa. Trovai un libro dimenticato
in un tavolo con sopra un lunghissimo capello biondo. Si trattava del volume
“Le memorie di Adriano” scritto da Marguerite Yourcenar. Prima di appoggiarlo
al banco degli oggetti dimenticati (questa biblioteca usufruiva di questo
servizio ) decisi di leggerlo. Leggendolo tra le pagine del libro trovai delle frasi scritte con una elegante scrittura.
Fui subito attratto dal modo in cui la persona che le aveva scritte si
esprimeva. E in quel momento mi convinsi ancora di più che la mia vita era un
labirinto. Le condizioni sociali e le
persone che cercavano di dominarla non differivano molto dal Minotauro. Metà
uomini e metà politici muniti di un cervello tendenzialmente animalesco in
grado di convincere che ragionavano in un modo e poi fare tutt’altro. Si
nutrivano di me e di altre facce pulite cercando di spazzare via il loro sporco
che ogni giorno cresceva in maniera assurda. Lei , (ero convinto che era una
lei in modo istintivo e perché il lunghissimo capello profumava di femminilità )viveva
la mia stessa situazione ma in modo diverso. Con più distacco e indifferenza. Cercava
di salvare il salvabile. Decisi di chiamarla Arianna prima di lasciare il libro
tra gli oggetti dimenticati. Gli scrissi una lettera dove la pregavo di
dimenticare altri libri in giro. Sarei stato molto abile a trovarli.
Dopo un paio di settimane
la mia Arianna dimenticò un altro libro. E questa volta si trattava del volume
di “Alexsandros” di Valerio Massimo
Manfredi. Di nuovo una piccola parte del suo mondo entrava in me in quel modo
cosi paradossale siccome allo stesso
tempo misterioso e pratico.
In piedi con lo sguardo
fisso vedevo la Fontana di trevi e cercavo di affogare dentro tutti i pensieri,
ma essa era immobile e rifiutava di riciclare le mie paranoie. Posai il libro
che stavo leggendo sul tavolo e sedendomi sulla sedia antica mi accorsi
che ero arrivato proprio alle ultime pagine. Provai la stessa
sensazione di sempre. Ogni volta che finivo di leggere un libro mi sembrava di
tornare da un viaggio. Mentre pensavo involontariamente ad Arianna, nella
speranza che avrei trovato un altro suo libro, sentii qualcuno che mi dava un
colpo alla spalla. No. Di nuovo lei. Una che si spacciava di essere la mia ex
fidanzata quando c’è stata solo una
settimana di frequentazione tra di noi.
“E tu che ci fai qui dove
sto io? Ma non hai capito che con tutto quello che mi hai fato mi devi stare
alla larga?“ mi disse parlandomi nell’ orecchio con un urlo sordo estremamente
fastidioso e paranoico.
“Avrò pure io il diritto
di frequentare un luogo pubblico che d’altronde frequento quasi sempre! Non sto
agli arresti domiciliari e poi tutto ciò che ritieni che abbia fatto a te, lo
hai fatto tu a te stessa.” risposi indignato.
Lei avrebbe voluto che
anch’io gli chiedessi cosa facesse li, ma siccome lo scarso interesse nei suoi
confronti me lo impediva, quelle parole di gentilezza non uscirono dalla mia
bocca.
Infuriata lei si appoggio
alla finestra e il labbro interiore cominciò a
tremarle in modo isterico. Vide i cani in giardino e li riconobbe. Mise
la mano in tasca e la vidi tirar fuori il suo telefono cellulare.
“Polizia ci sono dei cani
che abbaiano qui! Ma è possibile che in
un luogo dove uno viene a studiare si debba disturbare in una simile maniera?!”
Si sentii ad un tratto un
rumore di lamentele proveniente da tutti i presenti nella sala lettura. Lei uscì
di corsa tenendo la testa in alto in segno di superiorità e vidi che fuori lo
aspettava un ragazzo bello e alto che la abbracciò e la baciò sulle labbra.
Aveva trovato compassione spacciandosi per una ragazza ferita e abbandonata, ma
non ho capito perché doveva infangare il mio nome.
Ritornai in me e cominciai a osservare scrupolosamente in
giro tra tavoli , scafali , pavimenti e senza ragione fissavo pure il soffitto.
Non c’era traccia di Arianna da nessuna parte. Sentii ad un tratto di averla persa.
Non avrei mai pensato che perdere qualcosa che non hai mai avuto provoca un
dolore sconosciuto che rimane attaccato alla gola e rifiuta di scendere al
cuore. La mente protesta e mentre ti da del pazzo tu puoi solo intimidirti. Non
hai forza di ribellarti. Pregi la pazienza di non allontanarsi finche il tuo
essere avrà digerito tutto.
Il mio telefono squillò e
mi alzai per andare fuori a rispondere. Era il professore presso il quale svolgevo il dottorato di
ricerca. Avevo partecipato ad un bando di concorso per un posto fisso
all’Università.
“Sai ragazzo mio, io
ritengo che tu abbia tutte le qualità per proseguire in avanti e per questo che
il bando non lo vinci per questa volta. Diamo la possibilità a chi non porta in
un secondo luogo proseguire. Tu, eh si tu sei bravo. Nella vita avrai tante
occasioni e io sarò il primo a prenderti in considerazione” riferiva il
professore con un tono mascherato di dispiacere.
Non ero amareggiato ma
totalmente schifato. Cercavo di immaginare quanti libri di quella biblioteca
descrivevano situazioni simili. Saranno stati migliaia. Dai tempi in cui si è cominciato
scrivere. Alludevo stranito perché avevo
perso il senno. Il filo Arianna mi avrebbe salvato da quella situazione ? Ma io
poi sarei potuto essere un Teseo fedele o l’avrei abbandonata al primo ostacolo
che la vita ci avrebbe riservato? Non capivo più niente. Il troppo vuoto che
avevo conquistato con la ragione si rivolgeva contro di me in autonomia
perfetta.
“Dal cielo piovono i
libri!” sentii una voce femminile seguito da una leggera risata. La, parola
libri era stata pronunciata con una r moscia estremamente attraente. Un libro
con la copertina bianca e pagine vuote cadde sul prato. Lo raccolsi e tra le
pagine trovai il capello biondo. Guardai
in alto senza speranza di vedere qualcuno. L’ombra di Arianna ormai era
diventata la mia condizione normale. Ma una ragazza mi sorrideva e mi diceva di
aspettarla. Mi dimenticai del concorso e del professore, della mia presunta ex
e pure dei cani che avrei dovuto accudire e rimasi sospeso tra i pensieri. Lei
stava scendendo le scale e mi avrebbe raggiunto. Arianna usciva dalla mitologia
ed entrava in contatto con me.
Diventai una statua di
ghiaccio, un sordomuto una persona incapace di collegare due parole quando una voce presentandosi disse. ”Piacere
Letizia”. (la r moscia sempre più sensuale ) Dissi “Piacere Gabriele” ma per
poco non pronunciai “Teseo”. Da quel giorno stiamo insieme. Lei continua a dimenticare ancora dei libri per me nella
sala della biblioteca nonostante siano passati degli anni. Credo che lo farà sempre.
Almeno finché proverà la stessa intensa sensazione che ci lega.
“Roma” alle mie spalle
custodiva e continua a custodire migliaia di libri. In tutta la mia vita non
potrò leggere nemmeno un quarto di loro. Li, passavo spesso tanto tempo. Li,
avevo incontrato una Arianna che poi in realtà si chiama Letizia.
Gli incontri non
succedono sempre e solo per caso. Ci sono delle ragioni interiori che ci
inducono ad avvicinarsi ad una persona piuttosto che ad un’altra. Così anche le biblioteche dove
entriamo non le scegliamo solo per caso, ma perché sconosciute alchimie vengono
a crearsi .
KRISTINA BLUSHI