Korca (in italiano Coriza) è una città albanese siuata nella parte centro-meridionale del Paese, vicina ai confini con Grecia e Macedonia. E’ situata ad un’altitudine di 850 m s.l.m. e conta poco meno di 100.000 abitanti. A Korca fu fondata la prima scuola albanese nel 1878, e la prima scuola femminile un anno dopo: si fregia dunque del titolo di capitale culturale dell’Albania. La città è importante anche per gli italiani: fu uno dei perni del fronte durante la Campagna italiana di Grecia, nel 1940-1941Durante l’occupazione italiana dell’Albania venne bonificata l’ex palude di Maliqi, ricavando un fertile terreno agricolo che oggi dona agli abitanti della zona cereali, zucchero e birra (non perdetevi il birrificio di Korca, d’estate si tiene anche una bella festa della birra).
venerdì 10 marzo 2017
Autoprocesso nel buio
Certe notti uccidono il sonno
rendendoti schiavo dei
pensieri.
Ti fanno rivivere momenti
passati.
Immaginare attimi futuri.
fino all’alba ti torturano
come se fossero soldati di un
battaglione nemico,
professori di rigide
commissioni d’esami,
giudici supremi.
Ti fanno dimenticare che la
forza del presente
è un avvocato molto potente.
Trascinandoti nei loro abissi
ti accusano.
Così ti processi in
prospettiva e retrospettiva.
Ti condanni, ti assolvi
senza renderti conto che fai tutto da solo.
Provi una paura sincera e
profonda.
Ma quando la luce illumina il
cuscino,
dimentichi la sentenza di
merito
rinviandola al sonno.
E poi…
Poi suona la sveglia e ti
prepari per andare al lavoro.
Kristina Blushi WIP EDIZIONI 2012
AUTOPROCES NË ERRËSIRË
Ka netë që ta vrasin gjumin
Dhe në skllav të mendimeveTë shndërrojnë. Ec ti marrësh Me mend pastaj çastet që pas
Do vijnë. Të torturojnë deri në agim Sikur të ishin ushtarë armiq, Profesorë të rreptë në provime, deri dhe Gjykatës të lartë. Të del nga mendja se forca e sotme Është avokati më i fuqishëm, Të tërheqin në humnera dhe
Të akuzojnë sërish. Kështu procesi I dyanshëm si padshur ka trokitur. Të dënojnë, të falin pa e kuptuar Se gjithçka e bën vetë, i zhytur Në frikën e thellë të sinqeritetit. Por kur drita bie mbi jastëk, E harron vendimin në fjalë Dhe gjumit ia përcjell.
Më pas… Më pas bie zilja, ti përgatitesh
Për të dalë diku jashtë, se Natyra të ndjell.
@ Arjan Th. Kallço
martedì 28 febbraio 2017
Generazione in
superficie.
L’importanza dell’essere importante
-
Siri diventerò una persona importante?
Chiedeva emozionata all’iphone che teneva stretto in mano. Il suo lato irragionevole implorava risposte ad un pezzo di metallo.
L’importanza dell’essere importante aveva avuto il
sopravvento nella sua esistenza.
Viveva per farsi vedere ma si accorgeva di non essere
affatto qualcuno in posizione di prestigio per nascita o per merito. Forse
aveva perso per strada la capacita di amare veramente. La sua coscienza era
contraffatta. Chissà che scarpe di vita le era toccato indossare. Magari aveva
anche mille qualità nascoste ma se adatte a professioni umili erano bandite,
imprigionate in attesa della condanna a morte. Il suo unico obbiettivo era
diventare qualcuno in grado di decidere per la società in una posizione superiore.
Un desiderio infantile.
Un desiderio sproporzionato in relazione alla realtà dei
fatti. Ma si sa che chi alla fine va a perseverare e concentra tutte le energie
su un unico obbiettivo spesso riesce ad ottenere quello che vuole. Questo
concetto lo caricava e una luce all’improvviso si accendeva nei sui occhi provocando
un enorme sorriso. Il sorriso si sa che attira e questo le piaceva. Oh che
bello sarebbe stato trovarsi in mezzo a tante persone importanti ed essere
considerato alla pari. Cosa avrebbe detto suo padre ? Come si sarebbe sentito
suo fratello che lo rimproverava sempre riguardo alle sue scelte di vita? E poi
sua nonna che lo considerava un inutile pezzo di donna senza marito? A
supposizione di questo pensiero una risata a voce alta trionfava uscendo dalle
corde vocali.
Sentiva i suoi anni di vita consumarsi e spesso una paura
tremenda le urlava dentro.
Amava vivere, mangiare e divertirsi e l’idea di consumare
forze e gioventù le metteva i brividi.
Si coccolava da sola e si ripeteva ogni sera:
-Diventerò importante. E quando non ne avrò più forze avrò
soldi e prestigio.
martedì 31 gennaio 2017
IN UNA CITTA QUALUNQUE
Diluviala!
Dopo una lunga corsa perché
il tempo a disposizione era scarso, la ragazza riuscì a precipitarsi al
consiglio dell’ordine, situato al sesto piano del palazzo di giustizia .
L’addetta all’ufficio informazioni stava per chiudere lo sportello. Nonostante la fatica la praticante avvocato riuscì a dire.
“Buongiorno! Mi scusi volevo
solo….”
“Se ne vada! L’orario delle
informazioni al pubblico è terminato”- si senti rispondere senza nemmeno finire
la frase.”
“Maaa…” riprese a dire lei.
“Se ne vada ho detto”
“Maaa sono le 12 meno 10 e
voi chiudete alle 12”
Con un tocco di indifferenza che
tendeva al disprezzo la signora
tento di abbassare fino in fondo lo sportello. La ragazza lo afferro con la
mano tenendo con tutte le forze quel pezzo di vetro di finestrino, la chiusura
del quale sarebbe costato sessanta minuti di
permesso sprecato dal lavoro. Guadagnato con tanta "gentilezza", anche più del
dovuto.
“Ma come si permette!”
Gridò l’addetta alle
informazioni diventando tutta rossa in viso.
Sembrava un bruttissimo campanello d’allarme. I suoi cappelli erano rossi ed era vestita di rosso, smalto rosso e forse portava anche l’intimo rosso..
Sembrava un bruttissimo campanello d’allarme. I suoi cappelli erano rossi ed era vestita di rosso, smalto rosso e forse portava anche l’intimo rosso..
Che violazione di dignità a
questo colore ,pensò la praticante.. Se fosse stato un umano avrebbe avuto il pieno
diritto al risarcimento dei danni morali.
“Senta signora! Dobbiamo
chiarire le cose una volta per tutte. Lei qui ha la mansione di dare
informazioni ai praticanti forensi. Quindi viene pagata dalle tasse che noi
versiamo. Di conseguenza da me dipende il suo posto di lavoro e lei è la mia
dipendente. In qualità di titolare io le ordino di rispondermi a tutte le
informazioni che mi occorrono!”
Si senti una risata da dietro
e una cosa pronunciata in dialetto tipo” iii ma ched ie esaurit”
La signora che più di tutto
pensava al pranzo che doveva consumare con le amiche al bar senza più
considerandola, chiuse la discussione dicendoli che tutte le informazioni erano
pubblicate sul loro sito web lanciandoli una severa critica che nell’era
dell’informatica tutto si doveva apprendere dalla rete. Era inevitabile per
chiunque l’avesse sentito non solo per lei chiedersi in quella circostanza;
“Ma allora che cazzo ci faceva li?”
Kristina Blushi
Kristina Blushi
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